I giardini della Reggia di Caserta trasformati in un punto di vendita della droga da una rete di pusher per lo più ventenni, tra cui anche giovani donne incinte.
L’ennesimo “schiaffo” al monumento patrimonio dell’Unesco è emerso durante l’inchiesta condotta dai carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ieri mattina ha coinvolto 23 persone, 19 delle quali spedite in carcere con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio dal Gip Gabriella Casella; per quattro indagati sono scattati i domiciliari.
Per gli investigatori i pusher spacciavano hashish, marijuana e cocaina in tutta la città, in particolare all’esterno dei Giardini della Flora, a pochi passi dall’entrata principale della Reggia, dove ogni sera si riuniscono decine di ragazzi, soprattutto adolescenti.
Una base di spaccio all’ombra del palazzo vanvitelliano che conferma il degrado del monumento, scarsamente controllato all’esterno, come dimostra anche la presenza di ambulanti abusivi, e oggetto di una manutenzione interna realizzata con risorse molto esigue.
Appena qualche giorno fa i vigili del fuoco furono costretti a transennare un’area del parco reale a ridosso della facciata nord per un pezzo di marmo pericolante, che si aggiunge ad un’ampia porzione delle altre facciate già transennate dopo i crolli di settembre-ottobre 2012, mentre ieri il ministro dei Beni Culturali Massimo Bray, più volte sollecitato dalle istituzioni locali ad intervenire, ha compiuto una visita a sorpresa alla Reggia dandone poi notizia con un tweet. La presenza di pusher tra le comitive di giovanissimi all’esterno della Reggia è comunque circostanza nota da tempo; nei mesi scorsi le forze dell’ordine hanno arrestato nella stessa zona quattro spacciatori scoprendo che la droga veniva nascosta sul cordolo del monumento vanvitelliano.
“Molti consumatori hanno in media 15-16 anni – ha spiegato il procuratore aggiunto Luigi Gay – l’abbiamo sentiti accompagnati dai genitori; le loro dichiarazioni ci hanno aiutato a ricostruire l’attività di spaccio”.
Dalle indagini è emersa l’esistenza anche di altre quattro basi di spaccio nei rioni popolari di Caserta, gestite senza alcun vincolo associativo dagli indagati, tra cui quattro donne tutte arrestate e che anche in gravidanza hanno continuato a spacciare.
Gli investigatori hanno inoltre accertato che i pusher si incontravano spesso per prendere accordi sulle cessioni di droga davanti a una cappella votiva della Madonna posta nel “Rione Cappiello” e che utilizzavano un linguaggio criptico che però non è servito a nascondere l’attività illecita: Prendi un caffé, desidero una piazza a domicilio o un barattolo di Nutella…, queste le parole usate e intercettate dagli investigatori.
Nel corso dell’indagine, iniziata nel luglio del 2011 dopo l’arresto di due ladri d’appartamento che erano anche pusher, sono stati arrestati in flagranza di reato 21 soggetti, è stato eseguito un fermo di indiziato di delitto a carico di 9 persone, è stata notificata un’ ordinanza a carico di 3 soggetti e sono stati sequestrati complessivamente 15 chili di stupefacenti di vario genere