Il 9 marzo del 1979, esattamente 37 anni fa, a Palermo, cosa nostra uccise il 47enne Michele Reina, segretario provinciale della Democrazia Cristiana ed ex assessore comunale.
Fu un delitto singolare perché, per la prima volta, la mafia decise di fare fuori un politico.
E ciò avvenne – come si legge nell’ordinanza di rinvio a giudizio contro Michele Greco (il papa) – perché “Reina era stato uno dei principali fautori e sostenitori della costituzione della nuova maggioranza interna alla DC. Dopo la sua elezione, aveva contribuito insieme a Rosario Nicoletti, allora segretario regionale, alla formazione della giunta Scoma, che rappresentava il primo momento di attuazione della politica di apertura alle sinistre. […] La fattiva dinamicità del Reina, alla cui base vi era forse anche una personale e pragmatica aspirazione ad accrescere il proprio personale peso politico, determinò una sua progressiva sovraesposizione […]”.
In effetti, come si legge qui, l’assassinio avvenne “all’indomani di un accordo politico che il segretario provinciale della DC, aveva portato a termine con il Partito Comunista. Un accordo che, però, non aveva riscosso l’entusiasmo e l’approvazione di grande parte suo partito; la maggioranza, anzi, si era subito manifestata contraria”.
Il processo sull’assassinio di Reina (e su gli altri omicidi politici di quel periodo) approdò in Cassazione nel 1999, dove furono confermate le condanne all’ergastolo dei vari Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Michele Greco, Bernardo Brusca, Francesco Madonia e Antonino Geraci.
Reina è stato ricordato oggi dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, per il quale il politico “non accettò le connivenze tra politica e criminalità, né cedette alle pressioni sempre più forti che volevano impedire il rinnovamento politico della Sicilia”. Inoltre, il primo cittadino del capoluogo siciliano ha affermato che “il suo omicidio, trentasette anni fa, come accertato dalle successive indagini e condanne giudiziarie, fu parte integrante di una lunga seria di delitti politici che Cosa Nostra compì a servizio e in combutta con pezzi dello Stato e della politica cittadina e regionale. Le vittime politiche di quel periodo storico della Sicilia sono e rimarranno punti di riferimento per la nostra terra, cadute perché rappresentanti intransigenti di legalità e giustizia, valori che è necessario siano sempre centrali nell’azione della politica e dell’amministrazione pubblica, così come nell’agire quotidiano dei cittadini e della società civile”.
Ecco, infine, le immagini del funerale di Reina:
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