Buoni postali risalenti al 1987 sono stati coperti tra le vecchie carte di famiglia da una vecchietta centenaria, originaria di Messina ma residente a Monza.
L’inaspettata scoperta è stata fatta dalla signora Gaetana mentre era intenta a sistemare vecchie carte di famiglia, con l’aiuto di un assistente domiciliare.
I buoni sono in tutto 2, ciascuno del valore di 5 milioni delle vecchie lire, cointestati col marito, ormai defunto.
Dopo essersi informata, grazie anche all’aiuto di un amico di famiglia, presso un ufficio postale, delle modalità per la riscossione dell’intero importo, la signora Gaetana ha dovuto “scontrarsi” con la triste realtà che gli è stata rivelata da uno degli operatori, ossia che la cifra da riscuotere era pari a 58.465,31 euro, circa la metà rispetto a quanto ci si aspettasse che la donna dovesse ricevere.
Ciò purtroppo è dovuto ai tassi di interesse riportati anche sulla parte posteriore degli stessi buoni.
Senza farsi prendere dallo sconforto, la vecchietta centenaria ha deciso di far valere i propri diritti rivolgendosi ad Agitalia, società che si occupa proprio di fornire supporto e tutelare gli utenti nella riscossione di buoni postali e libretti bancari.
L’associazione, dopo aver consultato il proprio commercialista, ha considerato erroneo il valore calcolato dall’impiegato postale confermando, invece, il valore dei buoni atteso dalla famiglia, frutto di un calcolo precedente, la cui cifra è pari a 98.550.
Un operatore di Agitalia ha spiegato che: “I buoni emessi dal 1 luglio 1986 al 31 dicembre 1986 (serie Q/P) sono scaduti il 31 dicembre 2016 poiché hanno durata trentennale. Va anche precisato che alcuni buoni possono recare sul retro un timbro a secco con rendimento fino al ventesimo anno, quindi diversi rispetto a quelli originari. Questo timbro viene applicato sulla tabella di rendimento presente sul buono stesso. Ora vari giudici, compresi l’arbitro bancario finanziario e la Cassazione hanno espresso un proprio giudizio in merito alla questione, dando prevalenza alle condizioni riportate sul titolo e accettate da ambo le parti, rispetto a quelle dettate dal decreto del ministero del Tesoro (13 giugno 1986) e applicate dalle Poste Italiane, nella liquidazione dei buoni”.
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