La mia infanzia si è consumata tra le strade di un piccolissimo paese. Tra noi bambine il peso di una cultura secolare, bigotta e sessista, ci appesantiva le ali e ci spaventava a morte. Tra storie di zingare che rubano i bambini e donne pericolose che avrebbero portato via i nostri papà, sono cresciuta col terrore di diventare anche io un giorno una donna, forse bella come una strega o, peggio, pericolosa come una puttana.
L’arrivo delle mestruazioni, poi, veniva anticipato come il più nefasto degli avvenimenti. Vedevo le donne vicino a me soffrire ogni mese per dolori lancinanti che colpivano il basso ventre e le ossa. Ma, quello che più mi spaventava, era l’espressione di vergogna che oscurava il loro volto. Le ciglia si chiudevano ad ali di gabbiano, le labbra si serravano a mo’ di condanna, mentre era impedito loro di fare ogni cosa, dal cucinare i dolci a toccare i sughi al pomodoro, perché le mani di una donna mestruata erano mani portatrici di sfiga e iettatura, mani che avrebbero rovinato tutto quel che avrebbero toccato.
Nel libro Amore senza bugie, edito dalla casa editrice L’Asino d’oro edizioni, e scritto da Fulvia Cigala Fulgosi e Dorina Di Sabatino, si racconta come l’arrivo del ciclo mestruale abbia sconvolto generazioni intere dalla notte dei tempi. E ancora oggi, dai riti di iniziazione delle tribù primitive, per arrivare alle false credenze insite nella vita di tutti i giorni delle nostre “moderne società” – come ad esempio il “divieto”, che ognuno di noi si porta dentro, di avere rapporti sessuali durante il ciclo – il ciclo mestruale è vissuto come qualcosa di pericoloso, ancora sconosciuto, a suo modo turpe, che rende la donna un essere più vicino alle bestie, mentre la allontana dall’immagine angelicata della Madonna, icona storica della donna perfetta e incorruttibile da secoli ormai.
La prima parte del libro si articola attraverso un affascinante percursus storico, che racconta come si sia strutturata negli anni una cicatrice profondissima nel rapporto di desiderio tra le donne e gli uomini, attraverso la deformazione dell’immagine femminile in strega malefica sede del male, e rendendo quella maschile una rigida pietra marmorea, costretto a difendersi dai tentativi di persuasione di donne sempre pericolose.
Si legge, tra le prime pagine, quanto è sempre stato difficile essere donna, quanto è stato a volte impossibile vivere in armonia la propria dimensione interna ed esterna, arrivando al pericolo di una scissione quasi totale tra il corpo, sede del male, e lo spirito, corrotto storicamente dal peccato originale.
Le due scrittrici, coraggiose e sincere, ce lo raccontano attraversando la storia e lo spazio, smascherando tutti i falsi miti e svelando infine come, dall’alba dei tempi, possa ancora essere recuperata dentro ognuno di noi l’immagine di donna libera da castrazioni, che vive la propria dimensione sessuata attraverso un rapporto di gioco e fantasia col diverso da sé.
Un’immagine, a quanto pare, tutta da recuperare, se ancora oggi sono tante le battaglie da combattere. Ma una battaglia alla quale non possiamo sottrarci, alla quale non possiamo presentarci più sole, come nel ’68 o tra le femministe, perché questa è una battaglia che va combattuta insieme e verso il diverso da sé. Una battaglia per conquistarci l’identità di essere umani. Essere umani che possono desiderarsi, che possono perdersi senza scindersi. Senza più la paura di farsi male.
«Che cosa sarebbe la vita se non ci fosse l’amore, se non ci fosse la sessualità, l’attrazione e la sfida continua tra l’uomo e la donna?» scrivono le due autrici, «È impossibile persino concepirlo un mondo così piatto e privo di emozioni, perché il senso della vita sta proprio nella ricerca e nella scoperta continua di quel mistero, di quell’enigma che il sesso diverso del nostro ci rappresenta».
Così le due scrittrici aprono la seconda parte del libro, dove si arriva a parlare in specifico delle dinamiche e delle eventuali difficoltà che sopraggiungono nel rapporto di desiderio tra un uomo e una donna.
Siamo abituati a considerare i libri sull’amore dei manuali alla Morelli, delle consistenti rubriche che dispensano con una buona dose di ignoranza consigli banali su come affrontare i piccoli e grandi litigi di coppia. Tra le pagine del libro delle due studiose, invece, si allargano gli orizzonti di una ricerca complessissima. Una ricerca che, raccontano le scrittrici, inizia molto presto e investe le sfere più profonde della storia di ognuno di noi, da quando il bambino si trova ad «aprire gli occhi su un mondo più vasto e diversificato che gli fa perdere le sicurezze acquisite e lo disorienta, ma allo stesso tempo lo incuriosisce e lo stimola a indagare il mistero che la bambina, così diversa da lui, gli propone».
La ricerca, dunque, sul misterioso rapporto di desiderio che investe le donne e gli uomini, non solo è possibile, ma è ancora tutta aperta, ci insegnano la Fulgosi e la Di Sabatino, le quali si riallacciano alle teorie rivoluzionarie del celebre psichiatra e scienziato Massimo Fagioli, autore della Teoria della nascita. Tra le pagine dei libri dello psichiatra romano, viene riconosciuto a chiare lettere il principio indiscutibile che la nascita è sana per ogni essere umano. La malattia giunge dopo. Per questo è possibile recuperare la sanità originaria della nascita. Per questo è doveroso rimarginare le eventuali ferite nell’identità sessuata di ognuno di noi. Dunque, un rapporto sano, creativo e “senza bugie” tra l’uomo e la donna non solo è possibile, ma è necessario.
Il libro si conclude con il racconto di una serie di storie e miti, spesso antichissimi, con al centro l’argomento della sessualità. Ed è bello scoprire, necessario ricordarlo sempre, che nel nostro DNA non c’è la Madonna, ma c’è Psiche, l’immagine dolcissima di una giovane donna, che si sorprende a desiderare uno sconosciuto, qualcuno che entra nelle sue stanze notturne, il quale lei desidera e teme allo stesso tempo. Ma alla fine Psiche ce la fa, a trovare la formula giusta per amare il suo Eros. Una formula che va rinnovata ogni volta.
Questo è un libro che andrebbe diffuso tra tutte le scuole, che si esprime in un linguaggio semplice per raccontare di quanto più complesso. Perché non basta dire che il preservativo va usato – necessario, ma non basta. Essenziale, più di ogni cosa, è sfatare tanti falsi miti e diffondere, tra i giovani soprattutto, che il nostro corpo non è sede del male, la bellezza del nostro corpo non è qualcosa di cui vergognarci, ma è una terra tutta scoprire, insieme all’altro, uguale e diverso.
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