‘‘Io e i miei compagni ci sentiamo sconfitti in una guerra che non farà storia perché è già segnata dal silenzio assordante di chi può e deve intervenire per scongiurare anche il pericolo di gesti estremi dettati dalla disperazione”.
Lo scrivono Marco Zanframundo, operaio del reparto Mof dell’Ilva licenziato nei giorni scorsi, e i lavoratori della ditta ‘Mr’, estromessa dall’appalto dopo l’incidente del febbraio scorso in cui ha perso la vita l’operaio Ciro Moccia, in una lettera aperta a Papa Francesco.
I lavoratori per diverse ore hanno protestato sui tetti della direzione dello stabilimento di Taranto. ”La direzione aziendale – sottolineano gli operai – in atteggiamento di chiusura totale non sembrerebbe intenzionata a dare alcuna speranza, proseguendo nel suo, ormai, consueto modello di società, la cui cristianità è lontana anni luce da quella che Sua Santità vorrebbe insegnare nel nome di colui il quale fu crocifisso per mano dei potenti e nella vile presa di posizione del Pilato”.
I lavoratori parlano nella lettera di una “fabbrica la cui proprietà non riconosce il diritto e lo annienta portandosi via la dignità. È questa la guerra che uccide noi lavoratori.
Siamo stremati e pronti anche a gesti insani, poiché provati e annullati nell’anima. Non solo le guerre, Santità, uccidono e sconfiggono”.
La lettera si conclude con un ringraziamento al Papa per “quello che vorrà e potrà fare per noi”.
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